Dottrina delle Due Spade.

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DUE SPADE, DOTTRINA DELLE

Teoria politica medievale che definiva gli ambiti di competenza dei poteri del papa e dell'imperatore, considerandoli entrambi poteri istituiti da Dio. La sua prima formulazione risale a una lettera del 494 in cui papa Gelasio affermava all'imperatore d'oriente Anastasio che gli ecclesiastici dovevano obbedire nella sfera temporale alle leggi del potere imperiale, ma che l'imperatore in quanto membro della chiesa doveva essere sottomesso al potere ecclesiastico, il solo che poteva procurare la salvezza e amministrare i sacramenti. La lettera fu scritta quando erano gli imperatori ad arrogarsi poteri di intervento nelle cose sacre (cesaropapismo), mentre la dottrina fu poi invocata da entrambe le parti durante la lotta per le investiture: Enrico IV accusò Gregorio VII di violare il principio della dualità dei poteri, mentre il papa sostenne di disporre di entrambe le spade, fino a poter deporre l'imperatore.

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CESAROPAPISMO

Sistema di relazioni tra potere civile e religioso in forza del quale il primo si attribuisce il diritto di intervenire in ogni ambito della vita religiosa. Manifestatosi già con Costantino con l'assunzione della vecchia carica imperiale di pontifex maximus da parte degli imperatori romano-cristiani, si diffuse nel mondo bizantino, ove i sovrani si definirono uguali agli apostoli. Questa teoria e prassi politica fu poi fatta propria dagli zar di Russia. Contro il cesaropapismo combatté la Chiesa cattolica, in particolare con Gregorio VII, Innocenzo III e Bonifacio VIII, che gli contrapposero, a loro volta, soluzioni teocratiche. A cominciare dal tardo Medioevo alcune monarchie nazionali, e fra le prime la Francia di Filippo il Bello, si orientarono verso interventi di tipo cesaropapista (gallicanesimo). Fra questi si affermarono gli istituti del placet e dell'exe-quatur regi rispetto alle delibere papali. Anche in ambito riformato, sia luterano che anglicano, prevalse spesso l'idea della supremazia del principe in materia religiosa. Nei secoli XVII e XVIII questi aspetti del cesaropapismo si tradussero nelle forme del giurisdizionalismo, confessionale o laico, che subordinava gli ecclesiastici, in quanto sudditi o cittadini, alla giurisdizione dello stato e poneva quest'ultimo come arbitro nei casi di interferenza tra stato e chiesa.

LOTTA PER LE INVESTITURE

INVESTITURA

Cerimonia con cui, nel sistema feudale, si trasmetteva ad altri un diritto. Fu utilizzata soprattutto per dare in beneficio un bene, in cambio del giuramento di fedeltà vassallatica, e per assegnare un incarico funzionale. Questo tipo di cerimonia, diversamente articolata, aveva grande rilievo ideologico, con un complesso simbolismo tendente a far conoscere con forza alla comunità la trasmissione di diritti in oggetto. Lo stretto sodalizio politico tra regni e gerarchie episcopali permise il consolidamento nel corso dei secoli di un'investitura da parte del re a favore dei vescovi al momento della loro elezione. La volontà di riforma e di autonomia della chiesa nell'XI secolo diede vita al tentativo di abolire l'investitura laica di vescovi e abati, e di escludere l'intervento imperiale nell'elezione papale. Conseguenza di questo fu la cosiddetta "lotta delle investiture", che coinvolse impero e papato per quarant'anni, a cavallo tra l'XI e il XII secolo. Il contrasto si accese soprattutto sotto il pontificato di Gregorio VII, che costrinse Enrico IV all'umiliazione di Canossa (1077), e proseguì sotto i pontefici e gli imperatori successivi, con vicende alterne, fino al compromesso sancito dal concordato di Worms nel 1122.

GREGORIO VII

(Ildebrando di Soana, Soana 1020 - Saleno 1085). Papa (1073-1085) e santo. Entrò come oblato nel monastero cluniacense di Santa Maria sull'Aventino a Roma e nel 1054 divenne segretario di Gregorio VI. Alla morte di questi si ritirò in un monastero, forse quello di Cluny, e iniziò la sua opera di riforma. Fu valido collaboratore di molti pontefici, per i quali fu ambasciatore in Francia e in Germania. Divenuto papa si dedicò alla riforma della chiesa (Riforma gregoriana): il desolante quadro di corruzione, decadenza e abbandono della chiesa non scoraggiarono il suo rigorismo morale, ma lo spinsero ad agire, come affermò nel discorso inaugurale del suo pontificato. Prese alcune importanti misure per riportare la pace nella diocesi di Milano sconvolta dalla pataria e intervenne con severità contro quei vescovi e abati accusati di corruzione. Ricercò la riappacificazione con Enrico IV, al quale non era stata comunicata ufficialmente l'elezione papale, perché in stato di scomunica. Enrico IV accolse con benevolenza le richieste papali poiché la situazione in Germania stava precipitando a causa dell'ostilità dei principi di Baviera. Nel frattempo Gregorio si occupò della riconquista della Spagna e delle relazioni con i normanni, dirigendo le loro mire espansionistiche verso Oriente, dove Bisanzio necessitava di aiuto contro i turchi, nella vana speranza di ricostruire l'unione con la Chiesa bizantina. Nel 1074 convocò in Laterano un grande concilio riformatore nel quale si tese al recupero di nuove forze alla causa della riforma, decretando la condanna della simonia e del concubinato dei preti. L'applicazione di questi decreti trovò molte resistenze poiché sconvolsero nel profondo una realtà considerata, ormai per tradizione secolare, legittima. Nel 1075 un nuovo concilio si mosse per colpire coloro che non si fossero adeguati al nuovo corso e con il decreto contro l'investitura laica si aprì una nuova controversia con l'impero, nota come lotta per le investiture. Lo scontro con Enrico IV continuò, ma Gregorio, solo apparentemente sconfitto, morì presso i normanni, lasciando i primi germi del potere temporale pontificio.

P. Benigni

X. Arquillière, S. Grégoire VII, Parigi 1934; R. Morghen, Gregorio VII, Utet, Torino 1942 (Palumbo, Palermo 1974); G. Miccoli, Gregorio VII, in Bibliotheca Sanctorum, vol. VII, Pontificia università lateranense, Roma 1966.

WORMS, CONCORDATO DI

(1122). Accordo tra l'imperatore Enrico V e papa Callisto II che concluse almeno temporaneamente la lotta per le investiture. Sul modello di compromesso elaborato negli ultimi anni dell'XI secolo e già applicato, in forme diverse, in Francia e in Inghilterra, Enrico V rinunciò all'investitura con l'anello e il pastorale, ma ottenne il diritto di presenziare all'elezione dei vescovi tedeschi da parte del clero locale e, una volta eletti, di investirli dei regalia, cioè dei beni e delle funzioni pubbliche legati alla carica episcopale. L'investitura sarebbe avvenuta con lo scettro, simbolo dell'autorità pubblica, in Germania prima della consacrazione episcopale, e in Italia entro sei mesi dopo la consacrazione. Nella funzione episcopale si distinse cioè l'ufficio spirituale, che solo la chiesa aveva diritto di conferire con l'anello e il pastorale, dai suoi attributi temporali simboleggiati dallo scettro, l'investitura dei quali spettava al re. Con questo concordato Roma si svincolò completamente dalla tutela imperiale, ma non rinunciò agli strumenti di centralizzazione forgiati nei decenni precedenti.

RIFORMA GREGORIANA

(o Riforma della chiesa). Movimento riformatore interno alla Chiesa cattolica dell'XI secolo. La simonia, i patrimoni ecclesiastici, il matrimonio e il concubinato dei preti erano così diffusi che le austere arringhe dei religiosi più intransigenti trovarono ampi consensi fra gli strati popolari. Il movimento della riforma mirò alla moralizzazione del clero, a togliere all'impero il diritto di nominare i vertici della gerarchia ecclesiastica e alla trasformazione del papato in una monarchia, tale da permettere una più agevole riorganizzazione della chiesa. Le proteste e i fermenti di rinnovamento arrivarono soprattutto dai monaci che avevano subito l'influenza dell'abbazia di Cluny, che appoggiò il papato nella Riforma; in Italia si schierarono contro il clero corrotto Romualdo di Ravenna, fondatore dell'eremo di Camaldoli, e Giovanni Gualberto, fondatore dei vallombrosani, mentre in Lombardia si diffondeva il movimento della pataria. Di fronte a tutte queste richieste interne all'organismo ecclesiastico, il papato si impegnò in un'azione di riforma; in particolare tutta l'opera di Gregorio VII fu rivolta al risanamento del comportamento del clero e alla riorganizzazione del mondo ecclesiastico in un sistema monarchico di governo.

PATARIA

Movimento religioso a prevalenza laicale e popolare, sorto a Milano nella seconda metà dell'XI secolo, contro la simonia e il concubinato di larga parte dei chierici. Guidata da Landolfo Cotta, si opponeva al vescovo Guido da Velate. Dopo un periodo di scontri, ottenne un intervento pontificio a proprio favore, grazie alla posizione assunta dai due visitatori apostolici, Anselmo da Baggio (Alessandro II) e Ildebrando di Soana (Gregorio VII). L'elezione di papa Alessandro II (1061) diede nuovo impulso al movimento, che costrinse il vescovo a rinunciare alla sede (1071), in seguito a un contrasto che non solo si era inasprito, ma che si legò al più ampio problema della riforma complessiva della chiesa e dei rapporti tra papato e impero, in particolare dopo la salita al trono di Gregorio VII (1073). L'accettazione imperiale del vescovo di nomina papale, Attone, pose di fatto fine alla pataria come movimento riconosciuto dalla chiesa; ma proseguì una forma di movimento autonomo, che si distaccò progressivamente dalle posizioni ufficiali della chiesa per avvicinarsi a quelle dei movimenti ereticali pauperistici.

CLUNY, ABBAZIA DI

Fondata nella città della Borgogna nel 910 da Guglielmo il Pio, duca di Aquitania, raggiunse l'apice della potenza sotto Pietro il Venerabile. Tra le sue mura prese vita la prima grande riforma dell'ordine benedettino. Formata da un complesso di costruzioni elevate dal X al XVIII secolo, subì nel tempo vari saccheggi che la portarono alla decadenza.

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ALESSANDRO II

(Anselmo da Baggio, ?- Roma 1073). Religioso italiano, papa (1061-1073). Di famiglia vassallatica lombarda, studiò presso il monastero di Le Bec (1045) e fu alla corte di Enrico III (1048-1050 ca). Interprete della spinta riformatrice all'interno della Chiesa, fu ordinato sacerdote a Milano (1055 o 1056), ove si stava sviluppando il movimento della pataria che seguì da vicino per tutta la vita. Nominato dall'imperatore vescovo di Lucca, si adoperò per il risanamento economico e morale della diocesi che conservò anche dopo l'elezione a pontefice. Alla morte di Niccolò II (27 luglio 1061), sostenuto da Ildebrando di Soana (Gregorio VII), da Beatrice di Toscana e dai normanni, fu eletto papa dai cardinali-vescovi (30 settembre 1061), secondo le regole dettate dal suo predecessore Niccolò II. L'aristocrazia romana, esclusa dall'elezione, chiese l'intervento imperiale. Fu perciò convocato un concilio a Basilea nel corso del quale venne eletto papa il vescovo di Parma, Cadalo, con il nome di Onorio II (28 ottobre 1061). L'anno successivo l'antipapa, sostenuto dall'imperatrice reggente Agnese e dal vescovo di Alba, Benzone, si insediò in Castel Sant'Angelo, mentre le sue truppe invadevano la sede pontificia. I normanni mantennero l'appoggio ad Alessandro II, per cui Benzone e Onorio II avviarono trattative con i bizantini, preoccupati di contenere la potenza normanna. Aspirando a farsi arbitro della vicenda italiana, Goffredo di Lorena, marito di Beatrice, intimò ai due schieramenti di deporre le armi e invitò i pontefici a ritirarsi nelle rispettive diocesi (maggio 1062). Alessandro II si recò immediatamente a Lucca, dove rimase per un anno finché poté rientrare a Roma (marzo 1063). Cadalo tentò di riprendere il potere, ma fu deposto e scomunicato (1064). Alessandro II, affiancato da Ildebrando, riprese il suo impegno riformatore: convalidò i decreti di Niccolò II sull'elezione papale, agì contro la simonia e il concubinato e a favore della pratica della vita comune, proibì agli ecclesiastici l'accumulo di benefici e la loro investitura da parte dei soli laici. Sostenne l'intervento dei normanni (con i quali entrò più tardi in dissidio) contro i musulmani di Sicilia (1063) e dei francesi contro quelli di Spagna (1064); favorì Guglielmo di Normandia nella conquista della corona inglese (1066) e intervenne in Germania per comporre e risolvere discordie fra gli alti prelati.

R. Zangari

BENEFICIO

Nel diritto romano originariamente ogni concessione da parte dell'autorità pubblica a persone private o a enti di una condizione di particolare vantaggio e favore. Si definirono così nei secoli III-IV anche le assegnazioni imperiali di terre ai veterani o ai barbari nelle regioni di frontiera, oppure quelle ai propri commendati da parte dei grandi proprietari fondiari. Tutte queste concessioni erano temporanee (precaria) e revocabili. Costituivano formalmente un dono elargito liberamente in ricompensa di un servizio reso, che andava restituito in caso di rottura del rapporto personale che l'aveva causato, per la morte o il venire meno della lealtà e fedeltà del beneficiario. Nella Francia carolingia dell'VIII secolo il beneficio andò sempre più accompagnandosi di fatto al rapporto di vassallaggio. La fedeltà e l'aiuto militare portati dal vassallo al signore diventavano il servizio e il legame personale in cambio del quale veniva elargito il beneficio, consistente per lo più in terre e possedimenti immobiliari. Nella costruzione e nell'evoluzione dello stato carolingio, carattere beneficiario assunse anche l'incarico dell'ufficio pubblico esercitato per delega del sovrano da conti e vassalli. Insieme alle terre, anche l'ufficio venne trasformandosi in beneficio personale e non revocabile, salvo che per grave colpa (fellonia). Nel IX e X secolo divenne trasmissibile agli eredi, e intorno a terre e uffici si strutturarono famiglie nobiliari dinastiche. Dall'XI secolo, il termine, ormai indissolubilmente unito al legame vassallatico, lasciò il posto a quello di feudo. Anche il beneficio ecclesiastico, tuttora presente nel diritto canonico, si sviluppò come istituto nell'alto Medioevo. Esso designa un insieme di beni di proprietà della Chiesa, costituitosi nel tempo grazie a legati e donazioni pubbliche e private, che si assegnava al titolare di un ufficio ecclesiastico (vescovo, canonico, parroco) per il suo sostentamento. Quando il donatore del complesso patrimoniale che costituiva il beneficio era anche il fondatore dell'ufficio (chiesa privata, altare privato, monastero), questi per lo più conservava a sé e ai suoi eredi il diritto di scelta del beneficiario.

G. Petralia

PRECARIA

Istituto giuridico medievale con cui beni immobili erano concessi in usufrutto temporaneo. Derivato da analogo istituto romano, utilizzato per concessioni a titolo revocabile e gratuito, fu ripreso da re germanici e da enti ecclesiastici: perse però il suo carattere di piena revocabilità e fu arricchito dal pagamento di censi, più a scopo di ricognizione che di vantaggio economico.

FELLONIA

Tradimento degli obblighi di fedeltà feudale esistenti tra il signore e il vassallo, giurati al momento dell'investitura. Data la reciprocità di tali obblighi, potevano macchiarsi di fellonia sia il vassallo, quando veniva meno ai suoi doveri di aiuto militare o finanziario, sia il signore, quando mancava all'impegno di protezione nei confronti del suo sottoposto. In età contemporanea il termine indicò il reato di alto tradimento nei paesi anglosassoni.

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